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LA MIA PROFESSIONE DOCENTE TRA RICERCA "CARBONARA" E LUMINOSITA' DI SGUARDI |
Come un ritmo di ballo lento si torna nuovamente a parlare di professionalità docente e relativa valorizzazione. Io penso, purtroppo, che la strada per arrivare ad una riconosciuta valorizzazione della “professione docente” sia ancora lunga, sostanzialmente, per quei fattori pedago-politico-culturali che hanno dominato negli ultimi decenni (1974, 1994, 2002), e resistono ad ogni spinta riformatrice che tenta di trasformare la “funzione docente” in “professione docente”.
Professionista è colui che
mostrando conoscenza e padronanza di procedimenti in una specifica attività è
capace di assumersi responsabilità; ma ciò non vale per gli insegnanti che
svolgono, invece, la cosiddetta “funzione
docente” intesa come “. . . attività
di trasmissione della cultura . . .”.
Da allora, durante tutti questi anni, ho incrociato sguardi di sufficienza di colleghi, ho sopportato richiami di dirigenti e lagnanze di genitori, ho dovuto contrastare atti di intimidazione verso gli studenti impegnati nelle verifiche connesse alla ricerca, ma sono sempre stato sorretto e spronato a continuare dalla disponibilità dimostrata da moltissimi studenti (purtroppo sempre meno) che hanno voluto condividere con me le fatiche, le incertezze e le insicurezze del nuovo di una ricerca contro la certezza e sicurezza dell’assodato, verificato e trasmesso perché ho sempre creduto, e credo ancora, in quel rapporto intrigante ed affascinante che si può generare tra alunno e docente quando c’è riconoscimento dei ruoli unitamente ad una sintonia d’intenti. Ancora oggi, infatti, sono colpito dalla luminosità degli sguardi di quei ragazzi che all’improvviso riescono ad accendere la luce della fantasia e dell’immaginazione e farla penetrare nei cervelli scoprendo le bellezze nascoste dietro le fatiche dello studio.
Nell’attesa, intanto, cerco di continuare ad accendere sguardi ed aprire finestre.
Data 25-10-2009