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Learning objects di Geometria descrittiva |
Io l’ho chiamata, nel corso
della mia esperienza d’insegnante, “didattica per parti”.
Questa
metodologia è costituita da omogenei e definiti segmenti di apprendimento che
possono essere continuamente ripresi, integrati, arricchiti con nuove parti,
manipolati in relazione alle esigenze descrittive, alle capacità individuali,
alle risposte delle classi, all’inclinazione dei singoli allievi, alle
aspirazioni ed alle personalità dei singoli studenti.
Questa
è stata, ed è, la metodologia
d’insegnamento che ho attuato coinvolgendo gli studenti delle varie classi e
delle diverse scuole da molti anni accumulando, esperienze significative.
Da
qualche tempo mi sono accorto che, sempre più spesso, si discute di un oggetto
sconosciuto che con una locuzione inglese si chiama “learning object”. La
curiosità mi ha stimolato ad approfondire la conoscenza di questo “oggetto”
che viene definito in modo sintetico come “una risorsa didattica
“modulare” erogabile a distanza, utilizzabile su più piattaforme ed in
diversi formati con la possibilità, una volta archiviato l’oggetto di
apprendimento, di riusarlo all’infinito, con enorme risparmio di tempo e di
denaro. Organizzando opportunamente sequenze di vari L.O. si giunge ad un
percorso formativo “personalizzato”. Il L.O. deve essere costruito per
aiutare chi apprende a raggiungere specifici obiettivi didattici”. ([1])
Altri autori “si
riferiscono spesso ai L. O. con una metafora, forse un poco fuorviante, che li
accomuna a moduli simili ai blocchetti del lego che contengono una piccola unità
di apprendimento su di un argomento specifico: questa unità oltre al materiale
didattico dovrebbe contenere anche una parte dedicata alla valutazione
dell’apprendimento completa di esercizi e di simulazioni. La metafora del
“Lego” quindi tenderebbe a considerare ciascun Learning Object in modo del
tutto indipendente dal contesto di creazione e di utilizzo . . .”([2])
Nel sito ufficiale
dell’INDIRE la locuzione italiana di Oggetti Didattici viene cosi
caratterizzata: ”Un Oggetto Didattico è un blocco di apprendimento autonomo,
coerente, unitario e riusabile che risponde a un singolo determinato obiettivo
di apprendimento/insegnamento.
Un
Oggetto Didattico è come una molecola.
Una metafora aiuterà a capire meglio.
Un
Oggetto Didattico viene spesso paragonato a una molecola. Così come questa è
composta da atomi (fatti di elettroni, protoni, quark, eccetera), ogni
singolo Oggetto è costituito da varie parti (foto, testo, suono, grafica).
L'insegnante è, quindi, il chimico che conosce le formule e la materia, ossia
le tecniche e i metodi d'insegnamento ed è esperto della propria disciplina. In
sostanza è in grado di utilizzare uno o più Oggetti, scomporli e crearne di
nuovi. Combinando insieme Oggetti
diversi si possono realizzare percorsi di apprendimento diversi. Un
docente può creare un iter di apprendimento/insegnamento legando Oggetti
nell'ordine che soddisfa specifici obiettivi didattici e che meglio si adatta
agli stili cognitivi e di apprendimento degli specifici allievi cui si rivolge. Gli
Oggetti Didattici, per la loro natura modulare, semistrutturata e flessibile
sono di enorme supporto alla didattica individualizzata e possono quindi essere
utilizzati così come sono oppure scomposti e i singoli elementi utilizzati per
costruirne di nuovi.” ([3])
Indagando
queste ed altre definizioni mi sono accorto che la mia didattica, relativamente
alle “Discipline geometriche” ed alla “Geometria descrittiva”, materie
presenti nei piani di studio sia dei Licei Artistici che degli Istituti
d’Arte, può essere ricondotta a questo metodo d’insegnamento. Infatti,
partendo dall’assunto che anche per queste discipline grafiche l’insegnante
odierno è, anzitutto, un docente della società dell’immagine e della
comunicazione, egli deve, necessariamente, concepire il disegno non come un
processo principalmente grafico ma come l’esplicitazione, la trasposizione in
forma iconica di un messaggio, di una frase, di un concetto di un pensiero
espresso e descritto con il linguaggio degli elementi della geometria che si
compongono nello spazio piano e/o tridimensionale seguendo precise e definite
leggi ed operazioni che costituiscono la “grammatica” e la “sintassi”
della comunicazione descrittiva attuata mediante la “didattica per parti”
per definire, al termine del processo dinamico del lavoro di rappresentazione,
un messaggio grafico chiaro quale inequivocabile e rigorosa simulazione del
pensiero creativo.
“L'ambiente
in cui viviamo, sia esso naturale
che artificiale è costituito da elementi e forme fisiche che hanno consistenza
bidimensionale e/o tridimensionale. Tutti gli elementi che costituiscono
l'ambiente, pur essendo diversi da luogo a luogo, possono essere ricondotti a
forme geometriche elementari sia solide che piane.
Per
questo motivo l'ambiente che ci circonda può essere descritto, graficamente,
per mezzo di figure geometriche semplici e/o
complesse, comunque scomponibili, sempre, negli elementi fondamentali” ([4]).
Questa è l’introduzione del primo volume cartaceo –riversato ed adattato
anche in forma digitale, di cui alcuni esempi all’indirizzo web www.webalice.it/eliofragassi
- di “Geometria descrittiva dinamica”, ed è in questo lavoro di
scomposizione, paragonabile a seconda della scala sia all’immagine dei
mattoncini Lego (a cui molti autori fanno riferimento), sia a quella
dell’atomo (che sembra più consona), il concetto fondamentale dell’aspetto
dinamico del metodo didattico che da anni utilizzo ed ho
chiamato “didattica per parti”. Per molteplici caratteristiche esso mi pare
assimilabile a quanto oggi viene definito, con questa locuzione inglese,
“learning object”.
Infatti
approfondendo la conoscenza dei L. O.
ho constatato che “Una di queste aree di ricerca, basata sulla nozione
fondamentale di modularità, ovvero di scomposizione dei processi e,
soprattutto, dei contenuti di apprendimento in unità riusabili e ricomponibili
è quella che ha portato all’affermazione del concetto di Learning Object (LO)
o “oggetti di apprendimento”, un modello nel quale la composizione modulare
dovrebbe consentire il facile riutilizzo dei componenti elementari in contesti
diversi, sia dal punto di vista educativo che tecnologico”([5]).
Questa
scomposizione per l’individuazione dei contenuti fondamentali chiarisce il
significato del sottotitolo: “Indagine insiemistica sulla doppia proiezione
ortogonale di Monge” della mia ricerca didattica. Come prima operazione si
analizza e definiscono, dal punto di vista insiemistico, gli elementi primitivi
della geometria che possiamo elencare come di seguito: punto, linea generica,
linea retta, semiretta, segmento, superficie generica, superficie piana,
semipiano. Detti elementi formano il
contenuto dei L. O. primari delle discipline geometriche paragonabili alle
lettere dell’alfabeto, nel caso della scrittura, o alle note nel caso
dell’espressione musicale. Altri L. O. costituiscono moduli
relativi alla rappresentazione dei singoli elementi geometrici, alla loro
manipolazione concettuale e grafica per la definizione di figure piane e forme
solide, altri L. O. indagano le leggi che governano le combinazioni degli
elementi e la composizione dell’immagine; altri ancora le operazioni
geometriche, ecc. in modo tale da individuare sia i “mattoncini” sia le
connessioni per mettere lo studente in grado di trasformare il pensiero in
immagine grafica e quindi capace di codificare e decodificare la comunicazione
iconica.
Tra
le proprietà descrittive di questi “oggetti”, secondo quanto specificato
nell’articolo “Learning Object: Standard e confronto di piattaforme e
metodologie operative” possiamo senz’altro includere la “condivisione” e
la “riusabilità”. Queste due caratteristiche sono presenti nel metodo
didattico applicato come può essere constatato accedendo nel sito personale,
sopra indicato, al link “Testi
delle esercitazioni grafiche e relativi elaborati” o collegandosi alle
“Esercitazioni domestiche” sia tramite i “Piani di lavoro annuali”, sia
cliccando sui collegamenti delle diverse classi presenti sul “Sommario”.
Tanto
vale anche per quanto attiene le altre caratteristiche ed in particolare per
“la modularità [che] è la base di partenza dell’intero “movimento” dei
L.O. Gli oggetti di apprendimento non sono interi corsi monolitici, con un
inizio ed una fine e senza possibilità di scomposizione, ma piuttosto unità di
contenuti più piccole, utilizzabili in diversi contesti. Il singolo L.O. deve
tuttavia costituire un’entità autonoma, nel senso che possa essere utilizzata
autonomamente o, in termini pedagogici, dotata di un obiettivo didattico ben
identificato” ([6]).
Mentre
tutto intorno a noi cambia è necessario che cambi anche il modo di insegnare ed
è proprio in questo modo diverso di acquisire le conoscenze ed i saperi
mediante un processo di analisi, di scomposizione e ricomposizione continua
delle conoscenze (nel caso della disciplina in trattazione la graficizzazione è,
infatti, il dato ultimo visibile di un processo fondamentalmente mentale di
manipolazione di conoscenze diverse), più che nel semplice apprendimento
(proposizione o riproduzione grafica), quasi nozionistico, di fatti,
accadimenti, avvenimenti, che si inseriscono i learning object in quanto con
questa metodologia si attualizza il rapporto docente-discente in un lavoro
didattico di condivisione in cui “la verifica va fatta sul processo, mentre il
prodotto è da considerare nient’altro che una conseguenza del processo. Il
processo è l’elemento didatticamente rilevante” ([7])
in quanto pone lo studente al centro del dialogo educativo e formativo.
In
questa diversa visione dell’insegnamento (ed in particolare di quella
grafico-descrittiva per quanto mi compete) si innestano i problemi connessi
all’e-learning e ai learning object. Infatti, come scrive Eliana Flores “. .
. la conoscenza è il nuovo business. Parallelamente si assiste ad un paradosso:
da un lato le competenze del “vecchio” docente sono state segmentate e
diffuse su più attori del processo didattico, dall’altro sovente è proprio
il docente, il formatore, il tutor e così via, che assomma una serie di
mansioni, soprattutto quando decide di produrre un learning object,
atteggiandosi a grafico, tipografo, commentatore, sceneggiatore, tecnologo,
autore,. . .([8])
Siccome
tutte queste mansioni possono essere espletate mediante un unico mezzo: il
computer e le sue appendici, si presenta un nuovo problema perché, ancora oggi,
in molte situazioni è valida l’affermazione di Artur C. Clark secondo la
quale “qualsiasi tecnologia abbastanza avanzata è indistinguibile dalla
magia” ([9])
e per questo, spesso, sia lo strumento sia gli operatori che i risultati sono
guardati con sospetto. Infatti se apprezziamo, nei termini sbagliati, il
prodotto della macchina computer commettiamo un gravissimo errore che ci porterà
ad essere succubi della macchina stessa perché essa, pare, riesca a fare cose
meravigliose ed inimmaginabili mediante la cosiddetta “convergenza digitale”
ove parole, pensieri, immagini, suoni, colori, staticità, dinamismo, realtà e
fantasia trovano spazio espressivo trasformando la figura tradizionale
dell’insegnante in una figura più complessa nella quale “il docente della
società della conoscenza e della comunicazione è un telelavoratore” ([10]).
Relativamente alla “convergenza digitale”, sempre nello stesso articolo di
E. Flores, più avanti, si afferma: “. . . coniando un nuovo significato al
termine “convergenza” [si] anticipa ciò che è e sarà la peculiarità di
questa terza era: il miracolo non saranno le nuove tecnologie e nuove forme di
comunicazioni, bensì gli effetti che queste, nella convergenza con i servizi
commerciali, industriali, artigianali procureranno” ([11])
ed io aggiungo nel campo della scuola e di tutte le sue funzioni educative e
formative.
Per
concludere vorrei riportare alcune considerazioni tratte dall’articolo
“Learning Object: parola agli insegnanti” di Antonio Sofia
“L’insegnante, però, non può essere l’unico soggetto coinvolto dalle
nuove modalità didattiche: l’approccio degli studenti deve essere considerato
centrale perché trovino efficacia. Le connessioni, i rapporti tra docenti e
alunni nella mediazione dell’oggetto didattico, creano uno spazio di
apprendimento, un ambiente dove i contributi di entrambi gli attori sono
stimolati e valorizzati”([12]).
Lo stesso articolo più oltre recita “Un’innovazione, se conserva nella sua
strategia una componente di rischio, intesa positivamente come possibilità di
modificarsi nel suo sviluppo, deve prendere in considerazione le proposte e
riflessioni di chi l’abbia sperimentata. Un’ipotesi scientifica, infatti,
non si ritiene vera finchè non è dimostrata in laboratorio. Il laboratorio dei
learning object è la scuola stessa”, e conclude “La scuola, con le
potenzialità delle nuove tecnologie e dei learning object, non può cambiare
solo nelle formule didattiche: qualsiasi progettazione deve essere accolta con
propensione continua alla ricerca” ([13]).
Quest’ultimo concetto mi ha guidato a sviluppare negli anni la ricerca didattica che tratta, in particolare, in modo nuovo e diverso l'insegnamento della "Geometria descrittiva dinamica" intesa come "Indagine insiemistica sulla doppia proiezione ortogonale di Monge" le cui esperienze più significative possono essere osservate collegandosi al sito personale al seguente indirizzo: www.webalice.it/eliofragassi.
AA.VV. voce “Learning object” del sito ufficiale INDIRE,
all’
URL: http://www.indire.it/
all’
URL: http://www.aidainformazioni.it/pub/baldazzi32004.html
all’
URL: http://www.comunedasa.it/elearning/learning_object.pdf
all’
URL: www.ildivertipc.rai.it
E-learning: teorie,modelli e sviluppi del mercato a livello internazionale e nazionale,
all’
URL: www.studiotaf.it/
all’URL:
www.vnunet.it/computerresellernews/detalle.asp?ids=/Articoli/Dossier//20020625024/6
all’
URL: www.blucomfort.com/internetime/tutto/pag_articolo.php?articolo_ID=cas_22
[1]
Antonella Fatai: Learning object
questo sconosciuto in : www.docenti.org
[2]
Corrado Petrucco: Learning Objects: un innovativo supporto all’e-learning?,
IS – Informatica & Scuola,Rivista trimestrale di Didattica e &
Nuove tecnologie, Anno X, n° 3 , Novembre 2002
[3]
Silvia Panzavolta: Learning
object, oggetti didattici per l’e-learning in: www.bdp.it
[4]
[5]
Fini A.: Learning
Objects: Standard e confronto di piattaforme e metodologie educative,
Tesi di laurea in "Formatore Multimediale", Facoltà di Scienze
della Formazione, Università degli studi di Firenze, 2003, reperibile on
line all’indirizzo: http://www.sinap.it/anto/tesi_fini.pdf.
[6]
Fini, A.: op. cit
[7]
IRSAE-CEDE-BDP: IRIDE, La gestione delle informazioni in ambiente educativo
– Editrice IRRSAE Lazio –
Roma 1996.
[8]
Eliana Flores: Learning objects: Learning Opportunities? Problemi
e prospettive giuridiche, in:
www.edscuola.it
[9]
Ron White: Il computer come è fatto e come
funziona, Mondatori informatica, Milano
2001
[10]
Eliana Flores: op. cit.
[11]
Eliana Flores: op. cit.
[12]
Antonio Sofia: Learning object:
parola agli insegnanti, in: www.bdp.it
[13]
Antonio Sofia: op. cit
Data 16.05.2006
Prof. Elio Fragassi