Correva
l'anno 2001
Correva l’anno 2001 quando, al
forum aperto dall’allora ministro Moratti in un post dal titolo “Diritto
allo studio o al diploma ?”, scrissi:
“La maggioranza degli studenti è,
generalmente, scarsamente motivata verso uno studio serio e responsabile; mentre
i pochi che lo sono (per fortuna ce ne sono) si sentono frustrati nelle loro
aspirazioni culturali tanto da sentirsi degli emarginati e dei falliti perché
la scuola, per diversi anni compie un continuo e costante processo di
spersonalizzazione dell'allievo che si conclude con un esame di maturità,
ridicolo, che sancisce, certificandola, la formazione di una società di furbi
somari e onesti falliti.
Gli
insegnanti si sentono succubi di un potere che li ha prima espropriati, della
funzione formativa e poi delegittimati nel loro operare trasformandoli in Golem
tuttofare (leggi pluriabilitati) attribuendo loro, comunque, qualità
taumaturgiche con le quali risolvere ogni problema del sociale. Ne discende che
gli insegnanti sono i soggetti più frustrati perché costretti, continuamente,
ad operare ipocrite scelte tra diverse falsità.
Le famiglie hanno maturato un pensiero assolutamente negativo sia nei confronti
della scuola sia degli insegnanti, tanto da attribuire, e riconoscere, alla
scuola un'unica funzione: quella di parcheggio e di tutela fisica degli
alunni.”
Correva
l'anno 2008
Nel frattempo sono caduti governi,
sono passati ministri, sono cambiati ministeri, sono stati consumati fiumi
d’inchiostro e boschi di carta per
parlare di scuola, di didattica, di formazione, di pedagogia, di educazione, di
disciplina per stabilire, al termine, che: “Il prof commette reato se minaccia la bocciatura”.
Infatti
la Suprema Corte asserisce che: «la
ingiusta prospettazione di perdere l´anno scolastico rappresenti una delle
peggiori evenienze». «E un simile atteggiamento del docente è idoneo a
ingenerare
forti timori incidendo sulla libertà
morale degli allievi».
Correva
l’anno (427–347 a. C.)
quando
Platone nella Repubblica circa:La
sete di libertà
scriveva:
“Quando
un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei
coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora
che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi,
sono dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei
confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre
impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più
rispettato, che il
maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui,
che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei
vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani. In
questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo per
nessuno.
In
mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la
tirannia”.
Data
26.09.2008
Elio Fragassi